E pluribus unum.
Mi sembra evidente che io non sia una scrittrice.
E mi sembra ancora piu' evidente che non sono stata dotata di creativita' nella scrittura.. (e non solo nella scrittura!)
Resta il fatto che scrivere mi piace.
Ma mi piace particolarmente quando all'improvviso nella mia testa cominciano a frullare parole che poi piano piano prendono forma, prima nella mia mente e poi sulla carta (o sulla tastiera). Ed hanno senso ed importanza, almeno per me.
Ci sono altre volte che scrivo per riempire spazi o semplicemente per annotare avvenimenti che hanno avuto un qualche significato (ma fra 40 anni icche ci si ricordera'.. Simona?) In queste occasioni non posso dire che mi dispiaccia scrivere, ma sono momenti in cui decisamente manca una "spinta interiore"..
E poi, ancora, ci sono momenti in cui sento un bisogno immenso di scrivere, ma le parole non si materializzano, non prendono forma, sono solo ancora emozioni informi.
In questo momento non posso dire che frulli niente per la mia testa e non ci sono particolari emozioni che non hanno ancora preso la forma di parole.
Apatia. Pigrizia mentale. Il vuoto.
E cosi', mi rimane solo l'opzione di scrivere per riempire lo spazio, per annotare un piccolo avvenimento, mettere nero su bianco una battuta dei bimbi, o roba simile.
Ma chissa' che questo scrivere pigro non risvegli in me quel desiderio di scrivere che e' un po' sopito ultimamente...
E sebbene sia molto grata per le amicizie virtuali che si sono create tramite questo blog e per le persone che notano se non scrivo (non mi sarei mai sognata cosa simile quando ho iniziato questo blog).. dicevo, nonostante tutto cio' mi faccia un immenso piacere, scrivo principalmente per me e per gioco. Quindi, per favore, abbiate pazienza con me.
E il gioco ricomincia da qui, con:
E pluribus unum.
Ovvero, la cerimonia di giuramento per la cittadinanza americana.
(Che tutto sommato non e' chissa' che!)
Sono passate quasi due settimane da quando sono ufficialmente diventata cittadina americana.
Dopo l'approvazione della mia domanda di cittadinanza, e l'intervista, l'ultima cosa da fare e' l'"Oath of Allegiance", il giuramento.
Cosi' un paio di mesi dopo la mia intervista mi sono presentata al Clinton Presidential Center nella capitale del mio Stato.
Premessa- quando ho ricevuto la lettera di notifica della cerimonia, sembrava fossi stata invitata ad un incontro della CIA o alla inaugurazione di una accademia militare.
Nella lettera si metteva bene in chiaro che ci si doveva vestire in maniera appropriata - niente cappellini, niente t-shirts, niente pantaloncini corti, ma non faceva nessun riferimento a minigonne.. uhm.. Sara' stato un uomo a scriverla. Poi la lettera 'invitava' a non portare bimbi piu' piccoli di 5 anni perche' la cerimonia dura alcune ore ed e' richiesto ASSOLUTO silenzio. Ovviamente la presenza di JoJo era gia' fuori discussione. Poi abbiamo chiesto a Juni se preferiva stare a casa della sua migliore amica o venire alla cerimonia e stare in assoluto silenzio 3-4 ore. Daro' un premio a chi indovina per primo qual e' stata la scelta della mia bambina... :-)
Insomma, con in mente tutta questa solennita', mi sono presentata al Clinton Presidential Center con la mia lunga gonna di lino nera e la mia camicetta rosa pallidissimo con pajettes sparse qua e la' e il dubbio di non essere vestita come avrei dovuto, ma piu' come una cameriera di una pizzeria pseudo-italiana. Ma chissene. E che mi fanno, non mi danno la cittadinanza?
Immediatamente hanno separato quelli che erano li' per fare il giuramento da amici e parenti che sono direttamente andati nella sala dove si sarebbe svolta la cerimonia. Per mio marito e' stata una noia mortale perche' si e' seduto li' alle 12.30 e la cerimonia (abbiamo saputo una volta li') era fissata per le 14:00. Lui li' a sedere ad annoiarsi, mentre io mi sono aggregata ad una coppia che conosco che con la figlia facevano pure loro il giuramento. Tutti in fila ordinata siamo andati in quest'altra stanza in cui uno per uno abbiamo dato indietro la nostra carta verde e ci hanno appioppato un malloppino di roba in una busta. Ho guardato solo ieri cosa c'era dentro: un libretto con il testo integrale della Costituzione e della Dichiarazione d'Indipendenza, una lettera dal Presidente, una lettera di spiegazione di alcune cose da fare dopo aver ottenuto la cittadinanza.
Da li' ci siamo spostati nella sala adibita ad aula di tribunale, e ciascuno di noi si e' accomodato nel posto assegnatogli. Il mio era il numero 51. Alla mia destra un posto vuoto (numero 50), alla mia sinistra una bella ragazza di origini ispaniche, direi.
Il signor numero 50 non si e' presentato. Chissa' perche'. Avra' cambiato idea? Si e' ammalato? E' inciampato per le scale? O forse si e' dimenticato? Fatto sta che lui (o lei) quel giorno la cittadinanza non l'ha presa.
Dall'altra parte del numero 50, sempre alla mia destra, il numero 49 era una bella signora belga, che vive qui da molti anni ed e' medico in uno degli ospedali della capitale. Carina, ma un po' uggiosa per i miei gusti. Continuava a far le lodi dell'Italia, ma in maniera un po'.. come posso dire.. da saputella. Ad un certo punto ho richiamato l'attenzione della coppia di amici che stavano due file avanti a me per dir loro qualcosa e quando ho finito mi sono rivolta a lei, accennando una scusa, perche' avevo interrotto la nostra conversazione, e lei mi fa: "Non c'e' problema, tanto piu' che mi fa piacere sentire che capisco ancora un po' d'italiano." Peccato che i miei amici siano di Belgrado ed io ho parlato loro in Serbo.
Per non parlare poi del fatto che si e' offerta anche di tenermi i bambini quando voglio andare a far compere.. Ora, dico io, tu sei gentile, non c'e' che dire, ma io non ti ho mai vista prima in vita mia, ti pare che ti lascio i miei pargoli cosi'?? Mah.
Poi ad un certo punto manca poco si azzuffa con quella che stava seduta davanti a me. La Belga ha risposto al suo cellulare e la cosa ha scatenato le ire di quella che mi stava seduta davanti, tanto che sembrava un'italiana berlusconiana. La famosa lettera d'invito indicava anche che non dovevamo avere cellulari durante la cerimonia, e la donnina davanti a me, ligia al dovere e al far rispettare le regole della sua nuova patria, lo ha fatto notare alla Belga. La Belga dal canto suo ha spiegato gentilmente che all'entrata aveva fatto vedere il suo cellulare e che le avevano concesso di tenerlo. Al che la donnina si arrabbiava ancora di piu' con la Belga, le cui difese, a quel punto mi sentivo di prendere... ed ho sussurrato che nella lettera c'era anche scritto che era aspettato assoluto silenzio, cosa che evidentemente lei non rispettava. Uffa, ma che aveva da incavolarsi come una iena?
Quindi, davanti a me la iena mentre dietro a me c'era un signore grande e grosso (avrei giurato che era gia' un americano "puro") e di una certa eta'. Dormiva. Dico sul serio - dormiva! E ogni tanto si sentiva anche russare. Si vede che era proprio emozionato!
Ok, questo post sta diventando troppo lungo e dettagliato, a mo' di lista della spesa.
Veniamo al succo.
La cerimonia si e' svolta come se fosse in un tribunale (la sala era ufficialmente tale in quel momento), alla presenza di un giovane (and good looking) giudice.
Presentazione della bandiera e inno americano.
Letta lettera di congratulazioni da parte del Presidente Clinton (ma non quella di Bush che era - come si diceva prima -nascosta nella busta che ci avevano appioppato)
Presentazione di vari rappresentanti di varie associazioni "patriottiche" presenti alla cerimonia. Specifico - LE rappresentanti, eta' media 75 anni o forse piu'.
E poi il nostro "caro" Governatore.
Ah! il nostro Governatore! Ci ha deliziato con un discorso che.. e' stato il momento clue della cerimonia.
Innanzitutto ha iniziato dicendo che ha occasione di parlare a molti giovani nelle scuole. Di solito, diceva, i bambini delle elementari sono quelli che prestano attenzione al suo discorso perche' sono emozionati alla presenza del Governatore e anche gli studenti del liceo prestano attenzione, ma piu' per educazione che per vero interesse. Continuava dicendo che quelli la cui attenzione aveva piu' difficolta' a mantenere sono i ragazzetti delle medie. E poi e' andato avanti a dirci qualcosa del tipo: "E ora vi dico cosa dico agli alunni delle medie."
Non ho capito? Siamo stranieri, mica ragazzini. E poi, cos'e'? aveva paura che ci distraessimo? Dacci almeno il beneficio del dubbio e considera che potremmo almeno essere al livello degli studenti liceali, che se anche non ce ne frega niente di quello che dici sorrideremo e faremo cenno di si' con la testa per buona educazione, se non altro.
Ma il pezzo meglio del discorso e' arrivato subito dopo. Il nostro "caro" Governatore voleva dirci che il messaggio che vuole trasmettere ai giovani e' che loro che sono americani di nascita danno per scontate tante cose di questo paese che scontate non dovrebbero essere e che non lo sono per "noi" naturalizzati che abbiamo dato tanto per poter diventare cittadini di questo paese (?) E fin qui ok, ci potrei anche stare, ma questo e' quello che e' seguito: "I tell them 'Don't you like having a nice car? Being able to go down the street to the Drugstore?' And I even tell them 'Don't you like to go to McDonald's?' "*
Whaaaaaat????????? Mi viene a dire che il vantaggio/beneficio/privilegio di diventare americani e' avere una bella macchina e McDonald's??????????? A parte il fatto che, I've got news for him, McDonald's si trova anche in India, ma poi fra quelli che prendevano la cittadinanza erano presenti rappresentanti di ben 49 nazioni! Io, italiana, la dottoressa belga, diversi australiani e inglesi presenti e chissa' quanti altri, mica facevamo la fame a casa nostra! E mi sono ritrovata, io che non ho mai avuto come priorita' quella di diventare cittadina, a voler alzare la mano e fargli notare che questo paese ha cose piu' importanti della bella macchina e di Mickey D's da offrire alla gente. Mica e' perfetto, ma se non altro e' stato fondato su un principio di liberta' che non si puo' ignorare.
Bah, per continuare la storia, durante l'ultima parte della cerimonia ho anche "walked", camminato come i laureati dell'universita', a prendere il certificato di naturalizzazione dal commesso (si dice?) del tribunale .. quindi preso il foglio, stretto la mano al commesso, passetto avanti, stretto la mano alla vecchina che ci dava un segnalibro, altro passetto, altra stretta di mano alla vecchietta che mi ha dato la bandierina e poi.. faccia a faccia col Governatore. Ho stretto la mano anche a lui. E avrei voluto fargli sapere le mie idee a proposito del suo discorsetto.. ma ancora di piu' avrei voluto dirgli che il bambino di suo figlio e' la sua copia spiccicata.. lo stesso bambino con cui ne' lui ne' il figlio vogliono aver niente a che fare e che viene tirato su dalla bis-nonna (che conosco personalmente). Bella famiglia. Bell'integrita'. Meno male pero' che si puo' sempre andare a McDonald's.
Vabbe'.. ho deciso di prenderla a ridere e una volta uscita dal Presidential Center ho gridato Finalmente posso andare a McDonald's!!
E poi sono pure stata intervistata da una ragazzetta che lavora per il principale giornale della capitale.. ma quella e' un'altra storia, che e' meglio evitare. :-)
Se non altro non ci hanno fatto sentire "Proud to be an American" come hanno fatto alla cerimonia di Roberta (li' si' che avrei fatto hara-kiri!!)
Insomma questo e' il resoconto-lista-della-spesa della cerimonia in cui sono ufficialmente diventata cittadina americana.
God bless America.
*"Dico loro 'Non vi piace avere una bella macchina? andare al negozio all'angolo?' E poi aggiungo anche 'Non vi piace andare a McDonald's?' "