Let's face it..!

Monday, February 25, 2008

F&R

Fede e Religione.

E' un pezzetto che rimugino questo post e trovo ogni parola che descriva la mia fede insufficiente e limitativa, incompleta.. ma ci provo lo stesso.

Sono cristiana. Da quasi vent'anni -- meta' della mia vita.
La prima meta' l'ho passata da atea. Convinta. Di quelle che continuavano a dire che Dio era un'invenzione degli uomini per spiegare le cose a cui non avevano ancora trovato una risposta.
Eppure.
Eppure ad un certo punto della mia vita tutto quello e' cambiato. All'inizio la cosa e' stata un po' graduale.. una certa sensazione, un piccolo dubbio che forse mi sbagliavo si e' fatto strada nella mia mente.. ed e' culminato alla malattia e morte della mia mamma. Quello e' stato il fulcro, in un certo senso. All'improvviso mi sono resa conto che non poteva tutto finire cosi', nel niente. Che non aveva senso che avessimo un cervello cosi' complicato e avanzato (la maggioranza di noi, ho qualche dubbio su qualcuno, tipo certi politici).. dicevo un cervello capace di pensare al di la' della nostra vita quotidiana, al di la' del momento; un cervello capace di pensare se c'e' o meno un senso in questa vita. Mi sembrava e mi sembra tuttora un'inutilita' ed uno spreco di capacita' mentali se non c'e' qualcosa che va veramente oltre a questa vita.
Cosi', mi sono trovata a pensare e a credere che c'e' qualcosa in piu'.
Che c'e' qualcuno in piu'.
Istintivamente pero' avevo una certa repulsione per la Chiesa Cattolica (e in parte anche la Chiesa Ortodossa)
Dopo quello, per tutta una serie di circostanze che non sto a raccontare, mi sono trovata a conoscere quel qualcuno tramite la Bibbia. Ho conosciuto una persona speciale. Un uomo speciale che mi ha abbracciato e che si e' dimostrato essere il Dio che dava senso al tutto: Gesu'.
Ho iniziato il mio cammino con lui con gioia.
Poi, pero', c'e' stato un pero'.

Si', quella che era iniziata come una semplice fede, un cammino tranquillo, sereno e' diventato qualcos'altro. E' diventata religione. Un po' incolpo il mio trasferimento negli Stati Uniti. Sono finita nel Bible Belt circondata da gente deliziosa, da ammirare, ma anche molto religiosa, nel senso meno positivo della parola. Piano piano e impercettibilmente si e' fatta strada dentro di me l'idea che per far piacere a Dio, dovevo essere in un certo modo. Dovevo essere un certo tipo di mamma, di moglie, di donna, di persona. Piu' simile, appunto, a queste persone che ammiravo e che mi circondavano.
E' stato un cambiamento molto graduale che mi ha segnato. Chi mi vedeva dall'esterno vedeva una persona "a posto", con una bella famiglia, con tutte "le carte in regola". Ma dentro mi sentivo morire. Non vincevo mai. Da una parte se mi mettevo addosso il vestito che "dovevo" non mi sentivo me stessa e quindi ci stavo male, dall'altra se non lo facevo mi sentivo in colpa perche' non stavo facendo la cosa giusta, specie agli occhi di Dio.
Per un po' ci ho convissuto con questo contrasto, poi, circa un anno e mezzo fa, sono piombata in una crisi che mi ha portato a mettere in discussione tutto. Tutto. E mi ha portato anche a litigare, litigare, litigare con Dio stesso. E' stato duro, doloroso, ma anche liberatorio. Ho cominciato a sbucciarmi come una cipolla, tirar via quegli strati che non mi stavano addosso. Ed ho continuato a litigare con Dio. E a sfidarlo, in qualche modo.
Non puoi chiedermi di non peccare, di non sbagliare quando mi hai creato con l'incapacita' di non farlo!!!
Io non ce la faccio a stare alle tue regole. Questa sono io. Da me stessa non riesco a cambiare. Dimostrami che Tu sei il Dio che dici di essere e fai qualcosa perche' io in questo momento ne' riesco a cambiarmi ne' so se lo voglio fare!

Questa spirale e' durata all'incirca 18 mesi.

Un mese fa tutto e' cambiato.
Ho incontrato un simpatico irlandese che abita in Australia. Un consulente, uno psicologo, un predicatore, ma soprattutto un fratello in cui non c'e' un briciolo di giudizio.
Sono andata a fare una "consulenza" con lui. Non so perche' l'ho fatto. Infatti, le prime parole che sono uscite dalla mia bocca quando l'ho incontrato sono state "Non so cosa ci faccio qui". Evidentemente non mi aspettavo una risposta da lui, ma ero abbastanza curiosa di conoscerlo perche' avevo sentito parlar bene di lui. In un'ora non mi ha dato delle grosse rivelazioni, nel senso che non mi ha detto niente di me che non sapevo gia'. Ma, la sua accuratezza nel descrivermi mi ha lasciata spiazzata. Mi ha letto come un libro aperto, come se mi conoscesse da quando ero bambina.
Quando sono tornata a casa ho detto all'amica, che per quell'ora aveva badato ai miei bambini, che mi sentivo come la donna Samaritana al pozzo che incontra Gesu' e, dopo averci parlato, va dai suoi compaesani e dice loro: "Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto".
In un'ora pero' non siamo riusciti a toccare il cuore della faccenda.
E cosi' ho accettato il suo invito a partecipare alla conferenza che teneva la settimana successiva.

E mi ha aperto gli occhi. Sono tornata a vedere il Gesu' di cui mi ero innamorata all'inizio del mio cammino con Lui.
Un Dio che sa che non siamo capaci di essere perfetti con le nostre forze. Un Dio per il quale il peccato non e' piu' la preoccupazione principale perche' quello e' stato inchiodato alla Croce. Il peccato non conta piu'. Non che per questo possiamo buttarci a capofitto nel peccato, ma quando pecchiamo (perche' inevitabilmente succede) non significa che siamo automaticamente fuori dalla grazia di Dio. Dio non sta li' ad aspettare che 'sgarriamo' per poterci scaraventare all'inferno. Il peccato e' coperto dalla sua Grazia.
Ed e' altrettanto sbagliato credere che possiamo fare qualcosa noi per poterci guadagnare il Suo benvolere. Cosa possiamo offrire noi a Dio per potercelo 'ingraziare'? Possiamo forse mettere sulla bilancia qualcosa che abbia un qualche peso agli occhi di Dio?
Le buone azioni non ci salvano e non ci mettono in una relazione di favore con Dio, quanto non lo fanno le cattive. Le cattive sono, appunto, cattive e le buone non possono mai essere abbastanza buone per un Dio che e' bonta' e amore puri.

Quindi? Cos'e' che vuole Dio?

Vuole semplicemente un rapporto coi suoi figli. Vuole solo e semplicemente FEDE. Fede in Suo Figlio.
E le buone azioni sono una conseguenza, non un mezzo per "comprarci" il benvolere di Dio.

La religione mette regole per poter ottenere la salvezza e la grazia di Dio.
La fede e' stare appollaiati ai piedi del Signore e sapere che ci vuol bene, che ci capisce, che non condanna chi crede nel Suo Figlio, e che ci da' vera liberta'.

E io ho smesso di essere religiosa.

Praise God!

3 Comments:

Blogger Crazy time said...

Cara Nat, l'argomento e' di quelli delicati, provero' a dirti la mia opinione, ma ci sarebbero mille piu' altre parole da scrivere.

Anche io mi sono detta tante volte che non puo' finire tutto qui, che un giorno incontrero' di nuovo le persone che ho perso pero'so che questo e' un desiderio e non la prova dell'esistenza di una vita ultraterrena. E comunque continuo a sperare. Spero anche di ritrovare i miei cani, non capisco perche' loro non dovrebbero avere vita eterna (loro no e Belusconi si?? Vuol dire che la mia Camilla non la ritrovero', ma lui si? Nemmeno da morti si puo' stare in pace?)

L'idea del peccato me la sono risparmiata perche' e' legata al senso di colpa che ritengo essere uno dei peggiori danni che l'uomo possa fare a se stesso (e agli altri). Che cosa vuol dire peccare?
(Secondo me il papa pecca piu' di me per dire. Dipende dai punti di vista).

Le persone peggiori sono quelle che si mettono in cattedra e dicono che hai il vestito sbagliato (hai visto il tuo? chiederei). Poi queste stesse persone, dopo aver condannato come nemmeno Dio farebbe, si sparano la dose quotidiana di preghiere e si sentono a posto. Questo e' un genere che mi da la nausea.

Bell'esperienza quella che ci hai raccontato.

...... dalla finestra vedo il mio vicino in piedi davanti al lavandino con il piatto in mano. Sta cenando. Ecco, mi viene una tristezza infinita. Lo inviterei a casa. Tutta questa solitudine.... A questo dovremmo trovare rimedio non al peccato.

buona serata

8:13 PM  
Blogger Nat said...

Cara Valeria,
metti tanta carne al fuoco in poche parole.
L'argomento e' sicuramente delicato. E un post come il mio lo affronta in una maniera che non si avvicina neanche al completo.
Non ho cominciato a credere per il desiderio di rivedere persone che non c'erano piu', anche perche' onestamente non so esattamente chi rivedro', ma l'esperienza della perdita della mia mamma e' stata la scintilla che mi ha portato a rievalutare quello che credevo (non avevo nessun problema all'idea di non rivedere persone care prima di cominciare a credere in Dio, lo accettavo e basta..)
Quella scintilla e' stato l'inizio di un percorso, non il percorso stesso.

Il peccato e' fondamentalmente cio' che ci separa da Dio. Ed e' inevitabile anche per i non credenti, perche' anche loro credono in qualcosa che spezza e va contro all'ordine morale che hanno in qualche maniera stabilito.
Il senso di colpa non e' sempre qualcosa di negativo. E' giusto che chi fa del male si senta in colpa. E' il vivere nei sensi di colpa che e' sbagliato. Il senso di colpa e' un campanello di allarme che ti fa riconoscere che hai fatto qualcosa di sbagliato che va cambiato. Deve durare tanto quanto ci vuole a voltarsi e cambiare direzione, il cosiddetto pentimento. Sicuramente esiste anche l'"inappropriate guilt", ma ce anche quello "appropriate".

Le persone "judgemental" (non credo ci sia una parola che rende in italiano) sono sicuramente i piu' illusi della loro giustizia. Altra parola che non rende in italiano: self-righteous. Ma e' anche tanto facile cadere in quel comportamento anche se in aree della vita diverse! E lo dico candidamente perche' ci sono passata. E' molto facile per me essere judgemental e di conseguenza self-righteous. E le persone che erano le piu' condannate da Gesu' nella Bibbia sono proprio i Farisei che cosi' bene rappresentano self-rightousness. Gesu' accoglieva le prostitute, i ladri in maniera dolce in un abbraccio figurativo (a volte anche fisico), ma aveva parole durissime per i farisei, sepolcri imbiancati, belli di fuori,ma pieni di ossa marce, li chiama vipere.. non ha mai parole gentili per loro.

A rischio di essere di nuovo judgemental potrei dire che potresti aver ragione sul fatto che il papa pecca piu' di te... :-)

Ma.. sono discorsi molto lunghi. Non posso riassumere facilmente vent'anni di fede in un blog. Volevo solo toccare qualche punto che e' stato significativo per me nelle ultime settimane e che aveva bisogno di un'introduzione.
E sono ben cosciente che chi legge percepisce le cose ognuno a modo suo. E mi fa piacere ricevere commenti come il tuo anche se non siamo sulla stessa lunghezza d'onda. Credo di offrire rispetto agli altri e sono grata quando questo rispetto e' ricambiato. Grazie.

Ora, vado a letto... :-) (credo che noi siamo un paio di ore avanti a voi.. mi sbaglio? Qui e' cst..)

nat

PS -- Un'ultima cosa sul peccato: l'abbandono di un altro essere umano e' peccato.

From Matthew 25, verses 34-46 (ho a portata di mano solo la Bibbia in inglese in questo momento)

"Then the King will say to those on his right, 'Come, you who are blessed by my Father; take your inheritance, the kingdom prepared for you since the creation of the world. For I was hungry and you gave me something to eat, I was thirsty and you gave me something to drink, I was a stranger and you invited me in, I needed clothes and you clothed me, I was sick and you looked after me, I was in prison and you came to visit me.' Then the righteous will answer him, 'Lord, when did we see you hungry and feed you, or thirsty and give you something to drink? When did we see you sick or in prison and go to visit you?'
"The King will reply, 'I tell you the truth, whatever you did for one of the least of these brothers of mine, you did for me.'
"Then he will say to those on his left, 'Depart from me, you who are cursed, into the eternal fire prepared for the devil and his angels. For I was hungry and you gave me nothing to eat, I was thirsty and you gave me nothing to drink, I was a stranger and you did not invite me in, I needed clothes and you did not clothe me, I was sick and in prison and you did not look after me.'
"They also will answer, 'Lord, when did we see you hungry or thirsty or a stranger or needing clothes or sick or in prison, and did not help you?'
"He will reply, 'I tell you the truth, whatever you did not do for one of the least of these, you did not do for me.'
"Then they will go away to eternal punishment, but the righteous to eternal life."

10:43 PM  
Blogger Moky in AZ said...

Bel post Nat. Stimolante. Vero. Profondo. Rivelatore. Grazie per esserti aperta!

9:04 PM  

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